E TU NE' CARMI AVRAI PERENNE VITA
E tu ne’ carmi avrai perenne vita
sponda che Arno saluta in suo cammino
partendo la città che dal latino
nome accogliea finor l’ombra fuggita.
Già dal tuo ponte all’onda impaurita
il papale furore e il ghibellino
mescean gran sangue, ove oggi al pellegrino
del fero vate la magion si addita.
Per me cara, felice, inclita riva
ove sovente i pie’ leggiadri mosse
colei che vera al portamento Diva
in me volgeva sue luci beate,
mentr’io sentia dai crin d’oro commosse
spirar ambrosia l’aure innamorate.
Questo sonetto (conosciuto anche con il titolo: "A Firenze") è ispirato all'amore sfortunato per Isabella Roncioni ed è l’ultimo di ispirazione amorosa. La celebrazione del Lungarno di Firenze, che occupa tutto il componimento, non nasce da un valore storico ma dalla gioiosa scoperta di un perenne ricordo. Quel luogo è infatti lo scenario collegato alla figura dell’amata : le immagini della fanciulla riaffiorano al poeta come immerse in un’atmosfera incantata e dotate di una virtù consolatrice inesauribile. Foscolo opera, quindi, una divinizzazione della donna e della bellezza.