Niccolò (Ugo) Foscolo
Niccolò Foscolo, si farà chiamare Ugo solo a partire dal 1794, nacque a Zacinto (l’odierna Zante) il 6 febbraio del 1778 da padre veneziano di nome Andrea, che sull’isola esercitava la professione di medico, e madre greca, Diamantina Spathis. Era il maggiore di quattro fratelli, due dei quali morirono suicidi,Gian Dionisio (Il Giovanni del famosissimo sonetto) e Costantino Giovanni, aveva anche una sorella di nome Rubina. Nel 1788 suo padre morì a soli 34 anni e la famiglia si trasferì a Venezia dove nel 1793 venne raggiunta dalla stesso Foscolo. Nella città lagunare il giovane Ugo rivelò subito un ingegno precoce alternando lo studio dei classici e delle letteratura moderna non solo italiana, alle prime relazioni con i circoli letterari della città. Entrò così in contatto con personalità molto importanti tra cui Ippolito Pindemonte e raccolse i primi successi letterari. Nel 1797 scrisse la tragedia Trieste, di ispirazione libertaria, e le Odi A Napoleone Bonaparte liberatore e Ai novelli repubblicani, dove si evidenziano i suoi ideali giacobini. La passione per gli ideali della rivoluzione francese spinse il giovane Foscolo a lasciare Venezia per arruolarsi nella cavalleria della repubblica cispadana a fianco delle armate napoleoniche, ma il suo entusiasmo verso il generale francese si spense quando questi nel 1797 con il trattato di Campoformio cedette la repubblica di Venezia all’Impero Austriaco. Da quel momento il poeta avrà un atteggiamento ambivalente verso Napoleone, una sorta di amore-odio che si evidenzia soprattutto nelle Ultime lettere di Jacopo Ortis. Gli anni tra il 1797 e il 1803 furono tra i più travagliati con frequenti cambiamenti di residenza e impegni militari. Arruolatosi nella guardia nazionale repubblicana, partecipò nel 1799 alla battaglia di Cento, vicino Ferrara, dove rimase ferito. Nacquero in questi anni capolavori come le Ultime lettere di Jacopo Ortis, le Odi A Luigia Pallavicini caduta da cavallo e All’amica risanata e i dodici Sonetti. In seguito si recò in Francia come ufficiale, dove conobbe una donna inglese Fanny Hamilton che gli diede una figlia, Floriana. Tornato in Italia nel 1806 si stabilì a Milano e un anno dopo pubblicò uno dei suoi capolavori: il carme Dei Sepolcri. Nel 1808 fu chiamato alla cattedra di eloquenza (che corrisponde all'odierna cattedra di letteratura italiana) all’università di Pavia, ma pochi mesi dopo la nomina, la cattedra venne soppressa; nonostante ciò Foscolo decise comunque di tenere in quel luogo l'orazione inaugurale inititolata: "Dell’origine e dell’ufficio della letteratura". Intanto il suo rapporto con i letterati milanesi e con il governo francese andava deteriorandosi, per questo nel 1812 si trasferì a Firenze dove iniziò la stesura delle Grazie. Ma nel 1814 gli austriaci rientrarono a Milano ed offrirono a Foscolo l’incarico di direttore di una prestigiosa rivista letteraria. All’inizio Foscolo pensò di accettare ma poco prima di giurare fedeltà all’Austria abbandonò Milano e l’Italia; questo gesto contribuì ad alimentare il mito risorgimentale dell’uomo libero e patriota. Dopo una breve permanenza in Svizzera si trasferì definitivamente in Inghilterra nel 1816. Qui fu inizialmente accolto con molto calore ma ben presto sorsero incomprensioni e antipatie con gli altri letterati. Foscolo in quest’ultimo periodo scrisse molti saggi di critica letteraria (Epistolari e Saggi su Dante, Petrarca e Boccaccio), tenne lezioni e si diede al giornalismo. Infine stanco e malato morì il 10 settembre 1827 nel sobborgo londinese di Turnham Green assistito e confortato dalla figlia Floriana. Nel 1871 le sue spoglie furono trasportate in Italia per decreto del governo italiano e oggi riposano nella chiesa di Santa Croce a Firenze.