LE ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS
Dopo il trattato di Campoformio il giovane nobile Jacopo Ortis lascia Venezia per raggiungere una sua proprietà sui colli Euganei, evitando così le persecuzioni della polizia austriaca, poiché egli era filo-francese e di ideali giacobini. In quel luogo Jacopo conosce il signor T, un nobile quasi rovinato dai debiti e sua figlia Teresa della quale s’innamora. Durante una gita ad Arquà per visitare la casa di Petrarca, Teresa confessa a Jacopo la sua infelice storia: suo padre vuole che lei sposi il ricco e nobile Odoardo per salvare la famiglia dalla rovina. La loro amicizia diventa amore, ma Teresa non dà al giovane alcuna speranza sul loro futuro. Intanto una malattia riduce il protagonista quasi in fin di vita; nel frattempo a Venezia le persecuzioni si fanno più pesanti e, una volta guarito, il giovane fugge dalla città. Inizia così un lungo viaggio attraverso l’Italia. Si ferma a Bologna, a Firenze, dove visita Santa Croce ma non riesce a rivedere Vittorio Alfieri. Si reca poi a Milano dove ha modo di conoscere Parini. Decide perciò di andare in Francia ma desiste da questo pensiero dopo l’incontro con un suo vecchio compagno di studi, ora esule e ridotto in miseria, gli suggerisce amare considerazioni sulle ingiustizie sociali. A Rimini Jacopo scopre che Teresa si è sposata con Odoardo; appresa questa notizia, il protagonista, ritornato intanto sui colli Euganei, si suicida. Il suo amico Lorenzo Alderani, destinatario delle lettere, ricostruisce le ultime ore della vita dell’infelice amico.
Le ultime lettere di Jacopo Ortis sono la prima grande opera di Foscolo. Si tratta di un romanzo epistolare, formato dalla raccolta di missive che il giovane veneziano Jacopo Ortis inviò all’amico Lorenzo Alderani nei mesi che precedettero il suo suicidio. È Alderani che si assume l’incarico di raccogliere e pubblicare queste lettere a testimonianza dell’esperienza che ha condotto l’amico alla morte. L’opera ricalca dunque quel genere epistolare che tanto successo aveva avuto nella seconda metà del settecento. Il romanzo ebbe vicende editoriali piuttosto travagliate; l’autore era infatti a Bologna quando nel 1799 gli austriaci occuparono la città e dovette interrompere la stesura, ma l’editore Marsigli pubblicò lo stesso il romanzo affidandone la conclusione ad un letterato locale, Angelo Sassoli. Foscolo riuscì a pubblicarlo solo nel 1802 a Milano mostrando una maggiore originalità e una più viva partecipazione politica. Infine apportò altre modifiche nelle edizioni del 1816 e del 1817. Nelle ultime lettere di Jacopo Ortis il tema dell’amore si lega al tema politico, il suicidio di Jacopo non matura infatti solo per la grave delusione amorosa ma anche per il fallimento dei suoi ideali di libertà. Il romanzo si apre con la denuncia del tradimento fatto da Napoleone nei confronti di Venezia (il sacrificio della patria nostra è consumato tutto è perduto, sono le parole d’inizio del romanzo) e mostra la grande disperazione del protagonista, rasserenata in parte dall’amore per Teresa. Ma il padre di Teresa, il signor T vuole che la figlia sposi un uomo ricco di nome Odoardo. Si delinea così una simmetria sia sul piano politico che amoroso, così come Napoleone non esiterà a vendere la Repubblica di Venezia all’Austria, allo stesso modo il padre di Teresa preferisce il denaro di Odoardo alla felicità della figlia. Napoleone e il signor T diventano così i due antagonisti del giovane ma nonostante questo Jacopo ha un atteggiamento ambivalente nei loro confronti, egli ha spesso parole di affetto e di ammirazione per il signor T, così come difficilmente riesce a liberarsi del mito di Napoleone. La decisione del suicidio matura in Jacopo dopo un lungo viaggio in Italia che è l’estremo tentativo compiuto dal giovane per trovare una ragione di vita. Per questo Jacopo cerca di incontrare Parini e Alfieri che sono considerati da Foscolo come coloro che fecero rinascere la letteratura italiana, ma se l’incontro con Alfieri non avviene a causa dell’isolamento di quest’ultimo, l’incontro con Parini non fa altro che aumentare il pessimismo di Jacopo. Così nella seconda parte del romanzo i grandi miti dell’umanità si rivelano solo degli inganni che nascondono l’unica vera legge della storia: la logica della sopraffazione, della sottomissione del debole da parte del più forte. Le ultime lettere danno quindi voce alla delusione storica provata non solo da Foscolo ma da tutta la generazione post-rivoluzionaria.
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Le ultime lettere di Jacopo Ortis sono la prima grande opera di Foscolo. Si tratta di un romanzo epistolare, formato dalla raccolta di missive che il giovane veneziano Jacopo Ortis inviò all’amico Lorenzo Alderani nei mesi che precedettero il suo suicidio. È Alderani che si assume l’incarico di raccogliere e pubblicare queste lettere a testimonianza dell’esperienza che ha condotto l’amico alla morte. L’opera ricalca dunque quel genere epistolare che tanto successo aveva avuto nella seconda metà del settecento. Il romanzo ebbe vicende editoriali piuttosto travagliate; l’autore era infatti a Bologna quando nel 1799 gli austriaci occuparono la città e dovette interrompere la stesura, ma l’editore Marsigli pubblicò lo stesso il romanzo affidandone la conclusione ad un letterato locale, Angelo Sassoli. Foscolo riuscì a pubblicarlo solo nel 1802 a Milano mostrando una maggiore originalità e una più viva partecipazione politica. Infine apportò altre modifiche nelle edizioni del 1816 e del 1817. Nelle ultime lettere di Jacopo Ortis il tema dell’amore si lega al tema politico, il suicidio di Jacopo non matura infatti solo per la grave delusione amorosa ma anche per il fallimento dei suoi ideali di libertà. Il romanzo si apre con la denuncia del tradimento fatto da Napoleone nei confronti di Venezia (il sacrificio della patria nostra è consumato tutto è perduto, sono le parole d’inizio del romanzo) e mostra la grande disperazione del protagonista, rasserenata in parte dall’amore per Teresa. Ma il padre di Teresa, il signor T vuole che la figlia sposi un uomo ricco di nome Odoardo. Si delinea così una simmetria sia sul piano politico che amoroso, così come Napoleone non esiterà a vendere la Repubblica di Venezia all’Austria, allo stesso modo il padre di Teresa preferisce il denaro di Odoardo alla felicità della figlia. Napoleone e il signor T diventano così i due antagonisti del giovane ma nonostante questo Jacopo ha un atteggiamento ambivalente nei loro confronti, egli ha spesso parole di affetto e di ammirazione per il signor T, così come difficilmente riesce a liberarsi del mito di Napoleone. La decisione del suicidio matura in Jacopo dopo un lungo viaggio in Italia che è l’estremo tentativo compiuto dal giovane per trovare una ragione di vita. Per questo Jacopo cerca di incontrare Parini e Alfieri che sono considerati da Foscolo come coloro che fecero rinascere la letteratura italiana, ma se l’incontro con Alfieri non avviene a causa dell’isolamento di quest’ultimo, l’incontro con Parini non fa altro che aumentare il pessimismo di Jacopo. Così nella seconda parte del romanzo i grandi miti dell’umanità si rivelano solo degli inganni che nascondono l’unica vera legge della storia: la logica della sopraffazione, della sottomissione del debole da parte del più forte. Le ultime lettere danno quindi voce alla delusione storica provata non solo da Foscolo ma da tutta la generazione post-rivoluzionaria.
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