PERCHE' TACCIA
Perché taccia il rumor di mia catena
di lagrime, di speme, e di amor vivo,
e di silenzio; ché pietà mi affrena
se di lei parlo, o di lei penso e scrivo.
Tu sol mi ascolti, o solitario rivo,
ove ogni notte amor seco mi mena,
qui affido il pianto e i miei danni descrivo,
qui tutta verso del dolor la piena.
E narro come i grandi occhi ridenti
arsero d’immortal raggio il mio core,
come la rosea bocca, e i rilucenti
odorati capelli, ed il candore
delle divine membra, e i cari accenti
m’insegnarono alfin pianger d’amore.
In questo sonetto Foscolo identifica la sua pena d'amore con la metafora della catena spiegando che soffre anche solo pensando alla sua amata. Nella seconda strofa è evidente il richiamo a Francesco Petrarca, quando il poeta affida le sue sofferenze e i suoi pensieri al fiume, affinchè renda il suo dolore più sopportabile. Il poeta sottolinea inoltre quanto sia pesante il silenzio, il non poter esprimere ciò che sente nel suo cuore tormentato. Nelle ultime terzine, infine, si sofferma a descrivere la donna amata, ricordando i suoi splendenti capelli, la rosea bocca e la bianca pelle dell'amata.